Da Aristotele al Dio Organico

Il superamento del Primo Motore Immobile verso un nuovo concetto di Dio

 

Per il grande filosofo Aristotele, Dio rappresenta il Primo Motore Immobile. Ossia egli è la causa prima ed ultima del divenire dell’ Universo (per divenire si intende il trasformarsi delle cose del mondo). Così come ogni effetto ha una causa, così deve esistere una causa prima che però sia priva di causa. Ogni cosa che diviene, ne ha un’altra che l’ha fatta muovere e così indietro in una catena a ritroso che necessariamente deve avere un inizio. La differenza tra una “cosa” del mondo e Dio, sta per Aristotele, nella corrispondenza in Dio tra essere potenziale ed essere in atto. Ogni “cosa” del mondo, è in potenza ciò che poi diverrà e proprio in questa trasformazione sta la relazione causa-effetto.Dio invece, non può essere qualcosa in potenza perchè ciò negherebbe la sua stessa natura di perfezione. Non si può essere perfetti, se si è qualcosa solo potenzialmente.

Se per Aristotele Dio è Immobile, mentre il mondo diviene, allora, visto che il mondo è materiale, Dio non potrà che essere immateriale. E di conseguenza, se Dio è perfetto, essa non potrà che essere imperfetta, così come tutte le sue declinazioni, uomo compreso.

E’ con Aristotele infatti, che nasce in modo così netta la separazione tra un Dio Trascendentale (concetto questo, soprattutto ripreso dalle interpretazione in seno alla filosofia  e teologia Cristiana) ed il mondo inteso come creazione. Non solo, ma Dio, essendo perfetto, potrebbe benissimo fare a meno del mondo (per i Cristiani appunto sta qui la creazione come atto d’amore).

In un’altra occasione parleremo di come sia alla fine proprio questa separazione, che portata analiticamente alle estreme conseguenze, a generare la rinuncia a Dio (almeno quello della tradizione) ed all’avvento della società della tecnica prima, ed a quella de nichilismo poi.

Tornando al rapporto Dio-mondo, possiamo anche qui individuare la radice di tutta la tradizione religiosa che io chiamo della “mortificazione”. Ovvero la credenza che porta a sentirci inermi nei confronti della potenza di Dio, rispetto alla quale siamo come delle mosche. E così la donna è impura, ci si deve purificare per pregare perchè altrimenti non si è degni, ci si può confessare solo tramite il prete perchè “lui è un po’ più vicino al signore”. E se si ricerca la conoscenza, allora si diventa come il Adamo ed Eva, perchè non siamo degni di possederla. etc… etc…

E se invece l’essere ad immagine e somiglianza di Dio, non volesse altro dire che anche noi siamo creatori? Vi suona famigliare la frase “Tu sei il creatore della tua realtà”?.

E se avessimo inteso male la “natura” di Dio? Se la perfezione di Dio, porta la creazione ad essere inutile, non potrebbe forse essere che Dio non è perfetto, ma magari è un processo in movimento, come un organismo, in accrescimento ed in apprendimento alla ricerca di se stesso? Non siamo forse questo anche noi, che di errore in errore, sconfitta in sconfitta, piacere, felicità, vittoria, diventiamo ogni giorno sempre più chi siamo veramente, in un socratico “Conosci te Stesso”. Forse è così, se l’universo è veramente olografico.

 

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  Pillole
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