Nel 1938 il tedesco Wilhelm Konig trovò nella collezione del museo iracheno uno strano manufatto, che sarebbe poi diventato noto ai posteri come “batteria di Baghdad”. Esso era composto da un involucro di terracotta, simile ad una giara, con al suo interno un foglio di rame arrotolato a cilindro che conteneva, isolato alla sommità da dell’ asfalto – che veniva usato si dall’ antichità – un cilindro di ferro. La sua costituzione e la presenza di corrosione imputabile a delle sostanze acide, fece subito pensare di trovarsi davanti ad una qualche forma di batteria. Konig formulò anche una ipotesi sul suo utilizzo basandosi su dei reperti ritrovati nella zona che presentavano una sottile patina di oro, ovvero quella di essere un generatore per la placcatura di gioielli ed oggetti artistici.
Tale interpretazione è stata in seguito rigettata dalla maggior parte degli studiosi che invece optano per utilizzi in ambito di medicina come elettropuntura o rituali religiosi ad esempio per impressionare dei fedeli tramite l’ elettrificazione di oggetti sacri da toccare.
Molte teorie alternative però vanno più in là. Quello che viene infatti sottovalutato dagli studiosi accademici è l’ eccezionalità di una simile conoscenza in tempi antichi (la datazione della batteria non è precisa ma si pensa al 200 d.c.). Certo non stiamo parlando di voltaggi eccezionali, ma ad esempio usandone un tot in serie i risultati sarebbero diversi. Queste teorie spiegano come sopratutto in Egitto si potrebbe trovare alcune simbologie inerenti all’ utilizzo di energia elettrica che potrebbe essere rimasta limitata a pochi individui a causa del tipo di organizzazione della loro società. Ad esempio si pensa che i sacerdoti del tempio di Dendera, famoso per lo bassorilievo zodiacale e quello molto controverso della “lampada”, utilizzassero delle batterie simili per illuminare gli interni visto che non sono stati trovati segni di residuo da combustione sui soffitti (informazione non verificata al 100%) e la teoria degli specchi di rame in successione si è rivelata infondata. Un altro artefatto basato sull’ utilizzo di energia elettrica sarebbe stata l’ Arca dell’ Alleanza.
Al momento la questione rimane aperta, la batteria certamente una testimonianza di un passato non ancora compreso appieno.
Leave a Reply