Da sempre l’umanità è stata affascinata dai sogni, la loro origine e la loro interpretazione. Cosa sono, da dove arrivano, perché ci sono, che significato hanno e a cosa servono nell’economia delle cose. Tutte domande che dalla scienza alle filosofie, tradizioni e religioni, hanno trovato parziali e non definitive risposte. Si hanno testimonianze scritte inerenti i sogni sin da alcune incisioni preistoriche. Se ne parla poi presso i babilonesi, i sumeri e ci sono vari cenni nell’ Antico Testamento nonché nelle epopee ellenistiche.
La prima vera e propria trattazione sistematica che ci è pervenuta risale a Artemidoro di Daldi attivo intorno al 150 d.c. e ai suoi 5 libri di cui gli ultimi tre trattano in maniera specifica casistiche e possibili interpretazioni dei vari sogni. L’opera ebbe molto successo e se ne trovano copie anche in lingua araba. Per stessa ammissione di Artemidoro, le informazioni contenute erano state accumulate oltre che grazie all’esperienza personale anche alle trattazione dell’ epoca.
Bisogna infatti pensare che a quei tempi i sogni rientravano nella folta categoria di metodi della divinazione intesa come conoscenza anticipata del futuro. Altri metodi erano:
Tali pratiche sono, tra alterne fortune dovute principalmente all’ oscurantismo medievale, continuate ai giorni nostri. Dall’inizio del ‘900 a questa parte però a causa dell’avvento delle concezioni scientifiche meccanicistico/einstaniane, il valore premonitore del sogno è stato perlopiù accantonato in favore di studi psicoanalitici da un lato e neurofisiologici dall’altro.
Per la medicina il sogno è una tra le tante funzioni del cervello, anche se non del tutto compresa. Si sa che avviene durante la fase REM. Una teoria spiega come essi siano solo il frutto casuale di rielaborazioni di segnali elettrici, un’altra che serva per la fissazione della memoria a lungo termine, un’altra ancora per l’eliminazione di nodi di memoria tramite un linguaggio specifico e simbolico. Altri ancora basandosi sulle proprietà di fotosensibilità della ghiandola pineale, collegano l’elaborazione delle immagini ai processi di quest’ ultima. Una sola cosa è certa: per il cervello umano non ci sono differenze tra sogno e realtà. Basta pensare alle forti emozioni che ci provoca un incubo.
Se la medicina prova a spiegare il come, la psicanalisi indaga gli altri significati. Le due maggiori scuole interpretative fanno capo gli ormai celeberrimi Freud e Jung. Per Freud l’origine dei sogni è da rifarsi a contenuti inconsci che grazie alle immagini del sogno emergono e vengono presentate alla coscienza.
Tramite l’interpretazione secondo precise regole di ciò che si ricorda, è possibile giungere al messaggio esatto che stiamo ricevendo. Così è possibile per esso bypassare il blocco censore della ragione durante la veglia. In Freud i contenuti inconsci sono spesso relativi a desideri repressi ed inespressi nel mondo reale. A causa dei costumi o delle imposizioni della società.
Manca quindi il concetto di nesso causale e non vale più il principio di non contraddizione propri della logica.
Jung, prima allievo di Freud, si discosta da quest’ultimo soprattutto per la natura intrinseca del sogno. Non più l’elaborazione di istinti repressi, ma una vera e propria guida fornita dal subconscio per aiutarci a comprendere ciò che durante gli stati di veglia non siamo stati in grado di capire. Questo perchè all’ io razionale in stato di veglia, corrispondono un io meno limitato subconscio che a sua volta è collegato ad un altro io collettivo.
La riprova di ciò starebbe nella presenza di ciò che Jung definisce archetipi come un a-priori nel linguaggio mentale di tutti gli uomini, senza distinzioni di cultura, religione, distanza ed epoca.
Tramite il linguaggio simbolico-archetipale quindi, si potrebbero ricevere istruzioni che si rifanno ad un alfabeto universale rendendo il percorso dell’ io razionale in stato di veglia un viaggio alla scoperta e realizzazione di se stessi.
Anche se in netto contrasto ed opposizione, ci sono alcuni che hanno tentato di unire le posizioni di Freud e Jung.
Nelle pulsioni di Freud la visione umana che ne esce è di un essere prettamente istintuale che a causa dell’ io razionale che obbedisce alle regole della società è costretto a reprimersi.
Per Jung invece l’uomo è essenzialmente spirituale, interconnesso a livello subconscio con una parte superiore di se ed il resto delle persone, e lungo un cammino di autoconsapevolezza.
Queste teorie sostengono che se da un lato la visione di Freud appare troppo limitante , dall’ altro negare che le pulsioni giochino un ruolo pesante nelle azioni umane è negare l’ ovvio. L’ istinto e le pulsioni primarie sono ciò che ha permesso all’ uomo di sopravvivere – la pulsione sessuale sta alla base della riproduzione – D’ altra parte l’uomo si è sempre distinto dagli animali per la ricerca di qualcosa di superiore e ne fanno testimonianza già dalla preistoria i rituali di sepoltura e la produzione di immagini delle forze della natura come le numerose statuette delle dea madre/terra. Le due posizioni apparentemente inconciliabili sarebbero quindi da sintetizzare per fornire la visione completa dell’ essere umano.
Alla luce di ciò il sogno diventerebbe uno strumento per:
Leave a Reply