Di tutti i mazzi di tarocchi attualmente in circolazione, quelli di Marsiglia ed in particolare la versione restaurata da Philippe Camoin, ultimo membro di una famiglia storicamente collegata alla loro stampa e Alejandro Jodorowsky, il poliedrico artista di fama mondiale, vengono considerati da molti come gli esponenti più vicini all’antica tradizione da cui derivano tutti i mazzi in circolazione.
Il mazzo dei tarocchi di marsiglia è composto da 78 carte suddivise in 56 carte formate dalle quattro serie di semi “italiani” (denari, bastoni, spade, coppe) 21+1 trionfi o arcani maggiori composti da tre serie di sette di figure più la carta del matto.
I tarocchi di Marsiglia fanno la loro apparizione ufficiale in Francia tra il 1650 e il 1750 con i mazzi di Noblet, Dodal e Conver (da cui discende Camoin) e Burdel. Nonostante questo, sarebbe molto più probabile ipotizzare un loro utilizzo già precedente sopratutto come carte da gioco. Tra i vari sostenitori di questa ipotesi c’è Henri-René D’Allemagne, specialista mondiale in carte da gioco, che segnala come nella vicina abbazia di San Vittore fosse proibito già dal 1337 l’utilizzo della “paginae” (in latino: carta, pergamena) a fini ludici. Ciò sarebbe ulteriormente validato dallo stesso tipo di situazione ripetutasi in tutta Europa di cui abbiamo ad esempio la menzione nel 38esimo canone del Concilio di Worchester in Inghilterra nel 1240. Questa teoria spiega come i mazzi che ebbero una successiva diffusione molto più ampia a seguito della nascita di numerose stamperie.
Se le ipotesi storiche sull’origine dei tarocchi in generale, e quelli di Marsiglia in particolare non danno sicurezze, l’analisi dei contenuti invece potrebbe fornirne il contesto e la derivazione. Innanzitutto i personaggi dei mazzi di Marsiglia individuano figure proprie dell’ Europa rinascimentale Cristiana. Abbiamo per esempio la figura del Papa; i vestiti del Bagatto poi sono di chiara fattura; ed ancora il Matto si rapporta all’ immagine del pellegrino molto in voga in quel periodo (es. pellegrinaggio di Santiago de Compostela). Oltre queste sono presenti anche le personificazioni di alcune virtù come La Forza e La Temperanza. Di natura cabalistico/ebraica invece troviamo i riferimenti numerologici nella progressione di significato da carta a carta. Infatti oltre ad essere pari al numero delle lettere ebraiche, il totale degli Arcani Maggiori rimanda alle 22 possibili vie che uniscono l’albero della vita. Ulteriore connessione è la presenza simbologica della scala di Giacobbe nascosta nella carta dell’ Appeso. Non mancano anche i rimandi con la religione islamica facilmente visibili nelle geometrie degli Arcani Minori nonché in alcune soluzioni estetiche nei particolari dei Maggiori.
Riguardo le connessioni con il mondo ebraico ed islamico è stata sollevato dagli studiosi il problema del rigetto da parte delle loro tradizioni delle figure. E’ stata pertanto avanzata l’ ipotesi di un assembramento di mazzi da fonti diverse. Altri ribattono che le tradizioni mistiche e misteriche di queste religioni invece si mostrano molto più sincretiste – i mistici musulmani Sufi ad esempio utilizzano già da molto tempo i mazzi di tarocchi per la divinazione. Secondo alcuni infatti in quest’ ottica i Tarocchi di Marsiglia appaiono come un progetto unitario dove le tradizioni misteriche delle tre gradi religioni monoteistiche si sono unite per tramandare un percorso figurativo iniziatico volto all’accrescimento personale.
Se infatti a livello istituzionale una collaborazione di questo tipo risultava infattibile sia per motivi dogmatici che politici, le tradizioni misteriche avevano mostrato già da tempo di non disdegnare contatti. Come esempio vengono portati i contatti documentati tra i cavalieri templari e la setta degli assassini rispettivamente cristiani e musulmani ai tempi delle crociate. Uno sfondo simile si sarebbe potuto realizzare nella Spagna del 1500. Qui si sarebbero infatti realizzati anche gli altri presupposti capaci di spiegare altre influenze presenti nelle carte come il rimando alle tradizioni orientali presenti nella carta della Ruota della Fortuna che ricorda molto la ruota del karma induista. Altri fanno anche notare che è proprio della tradizione misterica quello di nascondere messaggi di alto valore occulto alla luce del sole la cui comprensione sarebbe possibile solo agli iniziati in possesso della formazione necessaria. In questa ottica il valore esoterico dei tarocchi sarebbe stato mascherato nell’utilizzo ludico degli stessi che ne avrebbe garantito la sopravvivenza in barba alle censure dell’ epoca ed il cui vero utilizzo divinatorio sarebbe potuto riemergere solo di recente con la diminuzione delle stesse.
Continuando su questa linea di pensiero, alcuni credono che la “ristesura” delle figure dei tarocchi si sia resa necessaria proprio per rendere più semplice questo camuffamento. Sono stati per questo motivo introdotte le figure rinascimentali ed una molteplicità di mazzi (fenomeno ulteriormente enfatizzato dall’ inconsapevole lavoro di generazioni di nuovi creatori di mazzi ad esclusivo fine ludico) in quanto le figure originali “stonavano” in maniera troppo palese con le concezioni dell’ epoca. Ma se si conosce come ragionano le scuole misteriche, si sa anche che esse avrebbero potuto lasciare indizi chiari sulla vera origine dei Tarocchi nei Tarocchi stessi. Ebbene, Camoin porta una teoria molto interessante a riguardo indicando l’ Egitto. Se non è il primo ad ipotizzarlo, è certamente l’unico che fornisce prove molto convincenti.
Per farlo è necessario osservare le carte secondo la disposizione 1+7×3.
La carta del Matto che presenta una cane azzurro cielo che spinge il pellegrino sarebbe la rappresentazione della stella Sirio (costellazione Canis Major), la più importante per gli Egizi perchè la sua presenza in cielo appena prima dell ‘alba segnava ogni anno l’arrivo dell’esondazione del Nilo.
Il pellegrino inoltre guarda l’ ultima carta della serie, Il Mondo, che rappresenterebbe la dea Iside che esce dal simbolo sacro della Vesica Piscis. Di fianco alla sua figura sarebbero presenti i riferimenti zodiacali che segnano da un lato la metà e la fine del ciclo precessionale. Leone/Sfinge e Aquario, dall’altro la posizione dei cancelli d’argento e d’oro – Toro e Aquila/Scorpione- che simboleggiano il punto d’ingresso e di uscita del ka (anima). Da notare che questi due simboli sono entrambi presenti nella tradizione massonica. Consci di tutto ciò, non vi è quindi dubbio che con i Tarocchi di Marsiglia, ed in particolare con quelli restaurati da Camoin e Jodorowsky che hanno recuperato colori e particolari andati perduti, siamo davanti ad un libro figurativo archetipale pensato e creato unendo le migliori e millenarie tradizioni da buona parte del mondo conosciuto.
Uno strumento che ha il solo scopo di coadiuvarci nella nostra crescita psicologica e spirituale sulla strada di una consapevolezza sempre più alta.
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